Ogni giorno ne siamo circondati, in ogni ambiente di casa troveremo infatti sicuramente uno o più oggetti realizzati con questo pratico, ma per niente ecologico, materiale, prodotti colorati e resistenti che da anni ci accompagnano: stiamo parlando della plastica.
Tutto ebbe inizio con Charles Goodyear che nel 1839 inventò la gomma vulcanizzata, una miscela di lattice vegetale con diverse percentuali di zolfo, con sorprendenti proprietà di resistenza ed elasticità. Molti materiali come il legno, il cuoio, il vetro, il tessuto e il metallo sono stati sostituiti dai materiali plastici a “causa” delle loro caratteristiche. La versatilità della plastica in poco tempo modificò il nostro vivere domestico e quotidiano, rendendo questo nuovo materiale quasi indispensabile, grazie ad oggetti che hanno fatto la storia della società e del design.
Il Museo Ettore Fico di Torino ha raccolto 600 pezzi (provenienti dalla Fondazione Plart), dalla bakelite al Moplen, nella mostra “Plastic Days“, curata da Cecilia Cecchini e Marco Petroni, che ha aperto il 21 febbraio e che potrete visitare fino al 21 giugno.
Tutto ebbe inizio con Charles Goodyear che nel 1839 inventò la gomma vulcanizzata, una miscela di lattice vegetale con diverse percentuali di zolfo, con sorprendenti proprietà di resistenza ed elasticità. Molti materiali come il legno, il cuoio, il vetro, il tessuto e il metallo sono stati sostituiti dai materiali plastici a “causa” delle loro caratteristiche. La versatilità della plastica in poco tempo modificò il nostro vivere domestico e quotidiano, rendendo questo nuovo materiale quasi indispensabile, grazie ad oggetti che hanno fatto la storia della società e del design.
Il Museo Ettore Fico di Torino ha raccolto 600 pezzi (provenienti dalla Fondazione Plart), dalla bakelite al Moplen, nella mostra “Plastic Days“, curata da Cecilia Cecchini e Marco Petroni, che ha aperto il 21 febbraio e che potrete visitare fino al 21 giugno.
Attraverso questi oggetti di design potrete leggere i cambiamenti e le trasformazioni degli ultimi centocinquanta anni di storia dal punto di vista sociale ed economico.
La mostra raccoglie manufatti rari provenienti da tutto il mondo, dalle prime serie di produzione a pezzi di grande tiratura realizzati sia da famosi designer che da designer anonimi. Plastic Days è suddivisa in sette macro-aree tematiche: a partire dalle plastiche pre-sintetiche, (realizzate nell’Ottocento), a quelle più contemporanee votate allo svincolarsi dalla dipendenza dal petrolio, passando per le plastiche del Made in Italy, il Moplen, i giocattoli, le icone del design internazionale e gli oggetti della quotidianità domestica posseduti dalla maggior parte delle famiglie.
Da non perdere la macro-area “Bakelite: la prima plastica sintetica”, il famoso materiale in resina che rivoluzionò, all’inizio del Novecento, la creazione di oggetti d’uso comune come lampade, bottiglie e scatole. Scoperta nel 1907 dal chimico belga Leo Baekland, dimostrò fin da subito caratteristiche ideali quali leggerezza e resistenza, tanto da diventare uno dei materiali più usati del tempo.
Nella sezione “L’innovazione del Made in Italy” spazio al Moplen (il polipropilene scoperto da Giulio Natta e prodotto da Montecatini, poi Montedison) con particolare attenzione ad oggetti che vanno dagli anni ’50 agli anni ’70, che propone pezzi di alto design, come quelli prodotti dalla storica azienda torinese Gufram che, utilizzando soprattutto il poliuretano espanso, avviò la produzione di sedute e componenti d’arredo dall’estetica rivoluzionaria.
Plastic Days si conclude con la sezione “Alchimie contemporanee” definita da due progetti realizzati per la Fondazione Plart, rispettivamente, da Studio Formafantasma e Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli, che indagano sul possibile futuro di questi materiali in un’ottica più sostenibile e svincolata dal petrolio.
Prima di chiudere questo post ci teniamo a dirvi due parole anche sulla struttura che ospita il MEF, data la nostra passione per la riqualificazione.
La SICME, Società Industriale Costruzioni Meccaniche ed Elettriche, nasce nel 1955 sull’onda del boom economico che stava investendo Torino e l’Italia intera nel Dopoguerra. L’impresa, specializzata nella costruzione di macchine per la smaltatura di fili di rame, si trasferisce nel 1965 in via Cigna 114 (punto strategico dal punto di vista delle comunicazioni: collega il centro con la Barriera di Milano ed è disposta lungo la via ferroviaria che da Porta Susa conduce al capoluogo lombardo), acquistando lo stabilimento disegnato nel 1955 dall’ingegner Aldo Marini.
Nel 1968 la fabbrica viene ampliata allo scopo di adeguare la propria struttura alle sempre maggiori pulsioni dei mercati nazionali e internazionali nei quali l’azienda ha ormai acquisito un ruolo di leader del settore. Tutto fila liscio fino all’inizio del nuovo millennio quando una profonda crisi la porta al fallimento. Dal 2009, attraverso un intervento di archeologia industriale, l’edificio è in corso di ristrutturazione e di adeguamento per rivestire una nuova destinazione d’uso. L’ex SICME è ora un luogo di cultura e di incontro per piccoli e grandi.